E allora ben venga in quest'Ora la morale degli stoici
Che giocano carte false coi loro destini
Dritti;
Disillusi
Barattando passioni
Funeste
E i deliri triti ed intrisi
di carne rossa rifusa
del sangue sfrattato
delle genti
A favore dell'interiore pace
Indomabile
A favore del geometrico implacabile
Stimando il disegno preciso
Inscindibile
Ma ai fracassi degli stormi degli stolti
All'ira rancorosa dei falsi superiori
E dei prepotenti invalidi
Alle risa concitate
Del cataclisma del disgusto della razza
E della folle preponderanza genetica
Noi contrapponiamo il nostro grido d'insulto intramontabile
alto scrigno di sdegno immortale
Scolpito su pietra immanente il razionale
Più gelido ed eterno di qualsiasi falso impero fondante l'inumano;
E alle torme chiassose
Ma mute dell'immortale grido d'obiezione
Dei popoli domati dall'amaro mostro indigesto, spettro-scheletro dell'indegna
obbedienza civile,
noi preferiamo il silenzio morale degli stoici
Voce di dissenso all'amara contingenza del falso
Libertà solo a metà
ma ben più solida di un'accettazione sottomessa
al lugubre dominio del meschino
E l'uomo resta comunque nell'intimo libero
Anche se ovunque è in catene
E se davvero non le puoi spezzare
Meglio allora cingertele addosso:
Spezzare il collo.
E tornerai Sciolto.