Io non so dirti, il sapore della battaglia è travolgente;
La notte nella sua sublime veste è accogliente.
Un’ennesima furiosa lotta
all’ultimo sangue
un’altra scintilla di fuoco
sotto un cielo carico d’odio.
E tu svelto scuoti la tua spada
E quell’elmo percosso scivola nell’aria;
Prima che scenda l’inverno
La luce tramutandosi in tenebra
Lasci passare questo tempo;
Dentro e fuori di me
Finalmente non regni più la legge di alcun Re,
Ma soltanto suprema
Viga la nostra Libertà.
Il viso segnato
Dalle cicatrici di troppe guerre,
braccia e petto doloranti ma mai inerti,
principe Ettore, feroce la tua arma
sfavilla nel vento
sferrando colpi ai nemici
di sempre,
mozzando capi ed arti inermi
come falce accesa dal sole
in un campo di grano;
Ma dimmi, il tuo occhio generoso
Non è forse stanco
di vedere tanta crudele barbaria
consumarsi su di una terra ormai gravida
di dolore,
di questo ingiustificabile orrore?;
quella stessa giovane terra
dove sognando giocavi da bambino?
Oh uomo civile, oh marito,
oh padre, fratello, compagno,
oh soldato amico!
Un onesto uomo di stato
dimmi quanto e come s’indegna
davanti ad un simile orrore,
- errore - umano?
Ma tu non puoi chinare il capo,
Cadono i tuoi compagni uno ad uno
Gridando il tuo nome
sotto le frecce degli Achei cariche di furore;
sguardi bramosi di possesso, smaniosi di potere
avanzando chimerici nell’ombra furtiva,
fissano già da vicino,
la corona del Re tuo padre;
e qualcuno nascosto dietro quella porta
spia inosservato
bramando tua moglie attendendo la morte,
del fedele figlio di Priamo
l’erede di Troia;
e allora che ne sarà di lei, del tuo amore?
e di vostro figlio, che appena mormora il tuo nome?
Dimmi, che ne sarà di Troia?
Io non so dirti, l’odore della battaglia è travolgente;
la pace della notte attira nella sua culla, seducente.
Ricorda alla mente del soldato delirante
il petto d’una donna provocante,
o ripropone, nel terrore di quelle povere anime
il seno accogliente d’una madre.
Una lotta ancora
All’ultimo grido,
all’ombra delle porte dell’infinito un altro delitto
“Capitano, noi lo vendicheremo
fino all’ultima goccia di sangue e sudore!
Armati d’orgoglio, la virtù il nostro potere!”
Vedi laggiù nell’ombra
Stagliarsi un minuscolo villaggio,
presto lo metteranno a ferro e fuoco
ma c’è chi lo difenderà?
Un guerriero solitario
Pronto da tempo per l’ultimo combattimento
Consumerà la sua sete di vendetta
Ansioso di riscatto e di successo
Vigilerà su anime innocenti
Proteggendo case, botteghe e vite d’uomini inermi
Chiedendo remissione, soltanto un’umana comprensione
egli respingerà gli aggressori uno ad uno
barattando sangue e perdono
feroce il suo grido di delirante abbandono
all’ombra delle porte dell’anima
sarà il sommo giustiziere
di quelle coscienze ferite, abbandonate a se stesse.
Ma te, o guerriero solitario
Votato alla disperazione,
all’odio e all’infelice rancore,
come un errore uno sbaglio nato umano
tu otterrai mai assoluzione?
O solo momenti saltuari di felicità imperfetta?
O guerriero solitario ma quanto durerà la tua agonia?
Mascherata da malattia.
Diverrai forse un giorno un martire, un eroe….
Finalmente comprendendo la vita,
realizzandosi così la tua espiazione?
- Forse, ma mai avverrà obbedendo al cieco e rigido comando altrui
Bensì solo rimanendo fedele all'imperativo categorico morale della tua coscienza immortale.-
Io non so dirti, il profumo della lotta è inebriante,
la notte nel suo scrigno di stelle conforta ammaliante.
Avvolti nel nostro lenzuolo di sangue
Solo un alito di vento su carni tormentate,
Noi scongiuriamo un qualche Dio
Di donarci un po’ di pace.
Un barlume d’umanità
Ci risvegli senza rumore
Mostrandoci campi incontaminati
Da coltivare insieme
In una terra fertile
Indenne da ogni male, insensibile ad ogni rancore.