Era come se le sue istantanee disegnassero
Una tela vuota
Di paesaggi viandanti
sfumanti nella nebbia
Delle mattinate cineree
senza più primavera
Vagabonde vestali adombrate
nella nuda periferia uniforme,
lentigginosa
Senza una meta, raccolta;
Raduno di oziosi
Affilati dagli improperi e dai violenti sgarbi
Mai accondiscesi
Ancor meno sedati.
Sbocciate sono ormai
Le digiune esili vesti
di raccolti mal seminati,
abbandonati alle infestanti
prima dell'abbondo
Rigoglio,
Sbucciati noccioli di albicocca
Matura oltre la durata
Predefinita
Fertili noci pesca
Sequestrate dai giardini
da gendarmi ritti e chini
Distese sui lenzuoli grigi
dei guardaspalla in volubile divisa
Ipotetica imperativa
Pallida di vergogna,
E Pesci rossi frementi a galla
Lungo la galassia dei senza vanagloria
mai servita
Neppure osservata
Astrattismo di borgata
Per una rimodulazione sforzata
Senza formula di pensiero
Rinnegata lotta pagana
Così come il Santo Spirito
Tralasciato acerbo
assolo in nudo corpo
essudato cinto al sacro sudario
Idolatrato fuoriuscito
Nel sepolcro violato,
Tardivo abbaglio lungo la via
Sarà lo sbocco,
Magico assolto l'involucro
Resterà solo il ventre risorto
Nella cornice incisa del galateo
Delle nuove forme plausibili
dei moderni sviluppi
Utili
E dei costumi facili, precoordinati
Appassiti risuonano i sembianti
degli scontri dialettici
Pendenti
Nell'apologia dei sensi
Artificiali abuffati chimici
Pervadono i nervi
(Rigidi s'alzano ossequiosi gli stendardi
dei nuovi consumi
nei consorzi pubblicitari
Issati seguendo i panels attenti dei sapori nei finti saperi instillati placidi)
Stremati ego
Nell'autocelebrazione dei corpi
Appiattimento congruo degli ornamenti dei gusti
Sfusi
Amari Convenzionali
Nell'esplosione sproporzionata
Degli ingegni, privi di propositi, e dei vacui modelli
Attorniati tutti i cervelli avvolti intorno All'unico schema
Sistema
Spirale sconnessa
La moda smussa intenti
Ottundendo segni e ragionamenti
Conformando in serie
Programmando prodotti
E sogni di scopi,
E i miti rifondati in metalliche evoluzioni
Lesto riassesta il fucile nella fodera lucidata
Consacrata al Dio - Equilibrio per pochi
E della tirannide maggioritaria
Estorta
Ma il colpo in canna se ne sta lì al sicuro
E ha l'aria di truffa
Solerte sparerà il suo ghigno d'avvoltoio obbediente
Liturgico
Cieco
Ritualissimo
Imprimendosi sul cuore d'un folle
Solo un altro
giovane arrabbiato
Uscito dalla gabbia e già
Morto libero
Imprecando per ripudiare l'invalido invito
Del simulacro innalzato
Al servente sergente autonomo;
Società della tracotanza
Abbonda in sede solitaria
Titanica tronfia vanteria vuota
- Non sorpassa la tecnica
esperita -
Nei miti dell'impazienza senza linea
Di bordo e d'orlo
Scoperchia l'abusiva
Ininterrotta lama
Noi non vediamo più il trascorrere
Esangue
Della nostra cieca sostanza finita
E la pigra inadeguatezza
Dei numeri
Dei risultati conferiti
Della pallida portata d'opera
Tramutata in altra quantità prodotta
Il margine del ritrovo
D'essenza è vago
Ma straripiamo nell'indigenza
Del perbenismo rimostrato
Nel pensiero appreso
E non ricercato
- Custode del passaggio fedele nel tempo
Traccia dell'invisibile -
E nella litania sospesa
Sullo sfondo
Levata
Dietro il sipario che scorgi calarsi
Sulle macerie di grigie rovine
Gettato come telo funebre
Sopra la nostra annullata forza di creare
- Reagire -
E d'Immaginare:
Nuovi soli
Aver riverbero
Nel mare di pesci rossi
Immersi nei flutti
Del profondo errare.
Tramutando destinazione