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KATÀ MÉTRON e LE ALTE SFERE DIGITALI

KATÀ MÉTRON
Solo il culto ipnotico delle immagini
Risveglia
Ciechi i sensi,
Non ha più peso la parola dei versi.
Scritta.
Distesa lungo i secoli.
Non sarà una nuova epica
A ricollocare la sequela
Nell'equilibrio antico delle forze in gioco,
Posizionate ad eterno conflitto,
Ristabilendo l'antitesi
Negata
Nella dialettica ormai contratta
Al vertice dello scontro
In cima alla nuova apoteosi
D'unione e gloria,
Rinnovata;
Non sarà la maiuetica
A renderci indipendenti
Creatori di libero pensiero
Per estirpare ogni tirannia
Amareggiare il despota
Ma la propaganda martellante di sistema
Dell'uomo nuovo a una dimensione
Che governa
E governa l'anti-pathos
Circonda ogni cellula
Annichilisce qualsiasi visione
Dirigendo artificiosa l'orchestra (pigra), comanda la regia, mediatica montatura
Indirizzata in altra dottrina semioscura
Di reiterato consumo senza gaudio.
Il regno grigio ipnotico
della meccanica
Pornografica
Unita all'acquisto di merce
Come in un rigido cerimoniale senza pausa
Né gusto
O disgusto,
Produce da sé neo modelli
di comportamenti
Stereotipati
Omologando e convincendo
I presuntuosi acculturati
In regimi antipopolari
Schierati contro se stessi
E contro la propria
Libera storpiatura
Personalizzata
- Brutta copia
Schizzo spontaneo dell'essere autentici -.
Ma La libertà fa paura
Meglio ottundere dunque l'intelletto
Stordendo i sensi
Facendosi guidare
Da fossili di pregiudizi
Immessi da regimi occulti
Senza consensi
Schermati dalla sapienza dei toni
Gridando per consuetudine no ai fascismi. - Gridando inconvinti
come una magica formuletta
recitata a menadito "No ai lacci e agli schemi imperativi."
Stando però bene attenti a non fuoriuscire
Dal giusto baricentro e dal tragitto concordato, prestabilito coi gendarmi -
Darai così spazio
a una nuova Era
Ove domini l'Inepica
Realtà irrealizzata
Senza eroi.
Senza brecce né sfasature.
Senza sbavature
E senza limite d'espansione
Senza imprecisione
O errore.
Errore:
Che è il carattere più peculiare
Dei mai finiti, inconclusi Esseri.
Katà Métron

Parti del Tutto.


LE ALTE SFERE DIGITALI

Siamo così Freddi
Da essere del tutto ignari
Immemori
Dei nostri primitivi abiti
Scheletri inabili
Connessi ad un'apparecchiatura
Appendici figli di un'Era meccanica
Siamo come sostanze
Evanescenti
figure irreali
Da sembrare non essere mai stati allattati
Saranno le nostre identità virtuali
A concepire
in forme fasulle
Le nostre tiepide tacite assenze
Comparizioni istantanee,
rappresentazioni
Falsate
Senza il susseguirsi
di soggetto
e di premura
Ingannati
Già in partenza
A portata di un touch
Screen
Trasmetteremo dati
Scompigliati Codici digitali
Il Nuovo Dna è informatico
È Senza vita
Senza struttura
Dietro un cumulo di pareti
Senza memoria, abnegazione
Né ricordo
Solo circuiti di tensione
Di finiti livelli binari
Senza controllo alcuno
Senza più futuro
Esclusi per sempre
dal proscenio
alto scranno
sovrano
Ove si sorregge l'investitura
Autoproclamata corretta,
Dove albergano incondivise le decisioni
Prese dagli abnormali branchi
di ranghi d'automi elitari
- Il fine kantiano ormai non solo
non è più umano
Ma è escluso per sempre
dal progetto
L'Uomo:
Accessorio Nudo
del muto congegno.
Distaccato dalla propria frequenza,
Morto nella propria stessa essenza -

E gli elicotteri
con le doppie frecce dei potenti
Dritti diretti a invadere i cieli
Sorvoleranno i nostri tetti
E i crani ridotti
A prolungamenti inerti
Di microchip e dispositivi elettronici
E degli schermi dei PC accesi, fra gli arredamenti,
Ma la nostra grande scheda madre
Non potrà mai ospitare
La progenie di una nuova Evoluzione

Senza Rivoluzione
Non si potrà accedere
Al Sole cosciente
Né limitare
il mare infinito che ci scorre sottopelle
Il sangue scoppia nelle arterie
Irrora feroce il cuore
Esso non si potrà trasferire
Su di un CD
Con un comune download
O dentro una usb
Premendo un tasto
Su di un sensore
Apparentemente percettibile
Tramite bluetooth non ci sarà nessuna trasfusione;
Accollato ad un assurdo portatile
Il sangue umano ha sete
di un giusto sollevamento
Di Furore
Per rivendicare l'emancipazione persa
Render giustizia alla pace arresa
Uccisa dagli sgarbi
E dalle umiliazioni scioccanti
perpetrate
dagli sgherri della sopraffazione,
Livellata nel deserto sterile della congruenza
Della simulata corrispondenza
Con la volontà preformata,
E invisa dai banchetti
dei bancarottieri tetri
fatali alfieri
I cinici Guardiaspalla,
assi portanti d'un ordine eretto
a nuovo simbolo
Simulacro, secco modello
Unica legittima parola guida del mondo tecnovirtuale
antistorico territorio irreale
Guidato da un semidio scienteista
Atto a dileggiare
ogni mite rimasuglio primitivista
Astratta retroguardia
Di un potere
Che schiaccia e soverchia, oggi come ieri
E sferra un altro scacco mortale
Sopra la nostra mente.
E le nostre fantomatiche coscienze
Prosciugate
Aviluppate a spirale
Saldate alla centralina della gigantomania iperconnessa
Globale

La realtà tornerà razionale
Solo sfociando in un'altra lotta di sangue e d'opposizione
Del Popolo riconnesso con la propria auto-elezione
Voce
Di coscienza Oppressa
Riappropiata della propria
Legittimità
Ed identità materiale
indigesta
Alla barbarie
Del neo capitale digitale
Contro una forma di oscurantismo
Che elimina il tutto vivente,
Relegando le nostre bramosie d'amore
E di Rivoluzione
In una distopia
Unidirezionale
Eterodiretta
Virtuale
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