scieluminose

La morte della Natura

Assuefatto avvolto
D'anaffetto
Artefatto Nudo archeologico
In Progredito tegumento
Scolpito tono Rosso scarlatto
Acceso fittizio
Richiamo(a) nel suo ripostiglio
Di lamina scabra
Sedotta cortina rialzata
Sabbia dissotterrata
Poi venduta dopo maggio
Rigido accovacciamento
Slavato sorpreso
Di nervi, aspri apparecchi
Nei prolungamenti,
E d'impulsi scesi
Arresi genuflessi
In solitaria buca
Ripiegati contorti
Pigro impallidimento grigio di sensi
Estinti istinti manifesti
Intrisi timbri interrotti
D'inevoluzioni
Contese
E linee corrotte
Erose direzioni, fughe lungo
scie capovolte
Obnubilate
E lasciate all'addiaccio;
Rinnegato pigmento vitale
Epitelio sconnesso
Dai nervi, dai vasi di sangue terso
Dai segni dei viavai circostanti
Costanti senni afferenti
All'Organismo
Vitale
Organico unitario unico
Recintato, oltre il velo di metallo
avvolto con sguardo chirurgico
attorno l'universo,
- Telaio è ormai lo scheletro -
Scollegato derma umano
Dal suo elemento
Biotico
E dal suo Altro,
E dai sentimenti
Dai riflessi corrosi
banditi, spenti;
Allacciato sottocutaneo all'ingranaggio
- Miope - Del macchinario

Magico oziato
disteso nudo letargico
Assassinato nello scontro
Trapassato dal perfezionamento
Intervenuto illuso sogno
mastodontico
E Delirio napoleonico
Spremuto a forza
Su di una terra bruciata:
Sacrificata insegna terrestre
Divenuto abitacolo breve
Per i capricci e Deliri
Del sapiens;
Ventre contorto essiccato
Disciolto lungo la tela
in candida pittura a olio
- Eremo pallido del corpo -
Tale schizzo indefinito
Ma solo temporaneo
Rilasciato vuoto sospeso
Su sostanze scomode:
In noi, nella Natura
Regna solo la morte



Scrutata avanti
In primitiva era
Esplorata trascesa
Tale Anelata donna amata
Dal seno di spugna
Rigoglioso nella sua presa
Assorbente i semi
e i crudi segni della Terra;
Villipesa alfine
Nel proprio lucente sogno mite
Ardente d'amore:
Ahi Natura
Ahi primigenia madre
Spogliata
Di tutte quante le tue stelle
Razziata della più pura
Delle tue gemme!
Come disvelavi
A noi erranti
Ancor profani a quel tempo i tuoi segreti
E il principio ispiratore
Fecondo motore d'ogni vita
Nel germe del suo albore
Fino all'esplosione;
Era allora l'errore
Ed il miraggio mistificatore
Per quanto imprudente
Ancora cosa che concilia
Parola non proibita!
Creato da un pagliaccio
Che scruta il mondo
E costruisce con l'ingegno
Invenzioni ad occhi aperti!
In accordo ed equilibrio
Col grembo della Terra
Ed i suoi nutrimenti!

(Animale vegetale animale...)

Poi separata
Resa inorganica
Plasmabile passiva
Frantumata
Nell'Arena del dominio della scienza
Asservita -
Dello scranno e del denaro
Manipolativa serva! -
Dissezionata
Sfruttata
Rifiutata e trasposta
In Rigido meccanico
Porzionata
Atomizzata
Corrosa nella sostanza
Ridotta povera disconosciuta madre
A forma
E materiale inerte
Sterile
Voluta rappresentare immota
E allora depredata
Esaminata
Con maniacale rigore
Per corromperne la funzione
Tale cadavere nel banco
Di prova
Per un'evoluzione sforzata
Resa falsa in teatro di posa
Ai servizi e agli "utili" ausili
Dell'avvento del capitale
Nel periodo di accumulazione primaria;
Di te, oh madre guida
(Prosperava anche in un tempo, 
seppur Imperfetto, un rimasuglio di utopia
Nella matriarchia) -
Ora rimangono le vestigia
In quell'alito di libertà che ancora traspira
In ogni embrione vivente
In ogni fitocellula
Ed esso irrompe furente
Al di là del vacillante
dominio di specie,
Precario imperio
Poiché fondato
Su separata stirpe



(Remembering "La morte della Natura" di Carolyn Merchant)
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