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oh buon commesso di farmacia

Oh buon commesso di farmacia
Dammi una pozione d'amore
Cosicché io mi possa ubriacare

Oh Buon commesso di farmacia
Non badare alla dose
Di un veleno così, io voglio rimpinzire
Fino all'orlo ogni cellula del corpo
Contaminare bene ciascun fluido
Lasciar diluviare il sangue
Sconfinato oltre la materia
Confondendo infine tutte le fibre,
Che sia ossigeno o passione a irrorare
Ogni organo
Poco importa,
e se poi forse
mancherà l'aria
Fino a far svanire il senno
Lo ritroveremo incastonato
nell'altra faccia della luna,
Come quello d'Orlando


E lentamente languire
Nel suo piacevole turpe disincanto
In un affanno di lacrime
Uscire fuori dal mio sacco

E i poeti non me ne condannino
L'imprudenza
Se poi stremato, gettero' la forca
Svelando una volta tanto
la sottesa arcana beffa
La miope dormiveglia
Entro cui è avvolta tutta l'umana razza
E su cui si sorregge da sempre l'universo vivente
Ma nell'onnipresenza schietta della Ragione e della parola
Io debbo disvelare l'inganno
Radunando i sensi
Mandare tutto all'aria
Scovare l'immane tranello
A costo di rischiare
Di perdere il senso
sconfinandolo nella fredda tirannia
Di una logica senza sbocco
Ripudiando per sempre genio e mania
Sconsacrare la mia perenne malattia
Schiavo d'Amore
Denunciare le sue corde
Al Tribunale della Ragione
Chiedere del torto la contezza
E che sia computata poi la pena
Battersi per la piena liberazione
L'emancipazione umana dal richiamo
Del canto sovrumano
di queste indegne ingorde sirene
Sia convocato Amore in catene
Sia Ripudiata per sempre ogni arte
ogni diletto che si fondi spesso col dileggio,
ogni vana chimera
Imprigionata la Poesia
Bandita ogni nostalgia
Rimanga solo la meccanica pornografica
Dei corpi
In immane usura
Disgiunti gli Esseri negli amplessi
Amalgamati in disarticolati abbracci
Comandino feroci gli ordini dei capi
Della specie, nel regno della disciplina
Erudita
Lasciando spazio solo alla riproduzione  normata
Per gli scheletri, gli orgogli della razza
La sessualita' schermata
Ottunde i sensi
La produzione generativa modello standard
Riproduce il sistema delle merci
La storia d'amore sarà programmata
Dagli schermi e dalle piattaforme interattive
negli iperfuturistici apparecchi
Stretti come protesi, degli automi semirobotici neo-dei tecnologici
Nell'età della cyberscienza

Gravidi della strenua liturgia
Pregna di rigore
Dei corpi meccanici
Senza anima
Ne' frenesia
Né senso di difesa
Non troveremo sollievo più nella sofferenza
Che possa rendere giustizia
Alle nostre tramontate
follie d'amore
Evaporate nella lunga scia dell'epica


Condannati in eterno
In un ricovero artificiale
Alterato alter-borgo Sottovuoto
Perennamente sottoterra
Per rifuggire il cataclisma portato dall'effetto serra
Tenendo fra le mani un cubo di plastica
Con all'interno il fiore immacolato
di una rosa stabilizzata
Ci ritroveremo chini a rimpiangerne
il dolore di ogni spina
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