E fu nel nucleo a fondo
Delle nostre coscienze infelici
Che l'Abbandono
librandosi in volo
Seminò le sue radici
Di ceneri
Richiami mai riposti
insensibili ai peregrini lamenti
Nel lento digiuno dai giorni
Assolati sicuri capovolti
Disegnando pallide sembianze
Lunghi volti scavati nell'osso
Tiepido
Attorno alle irrisolte miserie
Del vivere presente
E sonni inconclusi
Negli inverni senza fine
Il primaverile languire,
Anticipando l'imbrunare;
Lasciando crescere
Lasciando filtrare
Nel suolo scarno
Esangue
Dei nostri spettri coscienti
Sature feritoie nella luce aderenti
Spalancate al buio
Riverberi dei Suoi passi Assenti
E un eremo innalzato
Sorregge immanente
Le nostre imperiture soste
In solitaria radura
Di morte e di pace
(Quadranti
Ricorrenti
Cicliche)