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"Riflessi" o "Non basterà l'epitaffio"

Non servirà l'epitaffio
Trascritto plastico sugli stralci
Dei nostri pixel irti di difetti
E di ego gigantomaniaci,
incustoditi custodi
D'impudici falsi riflessi
Del sé primordiale
Solo Vacuo incavo Carnale;
Non servirà il distico
Amaro trasvolo elegiaco
Ad elevare
Trascendere i senni
Sensi d'un avvenire ormai dissolto
Slavato nel caduco affondo
Non voluto, Ripudiato
Dal nostro setaccio di fosse
E di stravolgimenti di dritte
Interrotte,
Contaminato di perfluorurati
e d'alchilici
Rimasugli d'un boom assai gloriato
Ma senza proporzione
Nella propria smodata produzione,
Né limite d'estensione
Dagli inediti (amari) risvolti;
E I nuovi scenari paventati
Dalle orde di decreti d'eccezione
Faranno il paio
Negli amari stati d'alterazione
Coi regimi dei tiranni d'ogni evo
Dai Faraoni dai piedi giganti agli imperiali Re dei Topi fasciati
Tanto reclamati con falsa condanna
per recintare il dissenso
eppur eguagliati nei toni e nella dismisura
Dei pieni poteri
E dei pieni controlli ad ogni stazione
Ad ogni azione prevenuta
Segnando una scia di continuità
Nel fatale crinale
a cui apporta
la linea di fallimento del progresso
Che se solo Tecnico, rassegna la fine  dell'Umanistico.
- Tecnico Amaro Cieco Risveglio
Di Digiuno Regrediente Cronico -

Non basterà l'epigramma
Iscritto sulla nostra opaca cristalliera Social
Programmata
Inveritiera
nuda sorte virtuale
deformazione inospitale
E narcisistica espiazione
Da ritrattare
Per la cruda immotilità
Dei nostri toni
Regressiva pia inerzia dell'autocoscienza
Che rimasta vergine
Nella circostanza spenta
Più non forma la materia
attechisce la consapevolezza
Nell'Intero (del) Vero
Creando viceversa disarmonia
E immediata tortura
nell'irreale farraginoso passivo
Del reale
Eppure come una scimitarra che abbatte
Le ingorde catene
L'urto di dissonanza,
attrito ancestrale
Abbaio di ripudio al verticale,
S'abbatte con furioso ma tardivo lascito
Contro le porte dell'indifferenza
Schermate dall'ingegno
E dalla retorica sapienziale
Illuminata esperta
Figlia dei lumi
Ma arretrata a nuovi oscuri
Ilegittimata nonostante l'autorevole
Falsa portata
Traguardo dell'evoluzione
E catastrofe epocale
Smerigliata.
Risucchiati homines titani
in un delirio d'onnipotenza
Tecno-Tellurica



Non rimarrà che il fosco involucro
Del nostro orgoglioso illimitato incauto
Rappreso nell'alto schermo
del processore meccanico
Freddo e grigio ritaglio
Dell'individuo solitario
Avvolto in tutto il suo solo assolo personale
Assoluto Pigro
Raggomitolato entro
il proprio esiguo spazio
Misero
Che mal simula il globale
Entro un linguaggio macchina
Razionale


Basterà forse il fiume d'immondizia
Trancimato, del nostro mare nauseante di lucido veleno
di plastica
Immesso dall'assurda galassia
Della robusta crescita
Eco distruttiva,
Basterà a sconsacrare da sé
quest'epoca viziata
Avara di continenza
Questo tempo di guerra non dichiarata
Al genio dello Spirito
All'alfiere delle aride coscienze denutrite
Ripiegate in retroguardia
Raccolte nella cupa quarantena dell'anima

L'irrazionale è stato crocefisso
Come Marx lasciato solo nello sforzo interpretativo
Con l'amaro spettro del Capitale
A scrutarlo alle spalle
Nella genesi del pensiero e del principio,
Quasi fosse stato davvero
lasciato solo a Berlino
Ove un secolo dopo
Svettava alta nel tetto del Reichstag
Rossa la bandiera della Vittoria per un Eguale ideale, storico principio materiale;
Come una Rivoluzione senza rischio
Senza superamento e stravolgimento dell'istinto
Precipuo
di conservazione
Che si ribalta
Sì che il vero pericolo per la specie
Sarebbe nel non farla;
Eroso il rialzo elaborato
Nella Mitologia dello
Spirito
Decostruito anche lo scontro nel dualismo
All'indomani del materialismo storico
Con l'abolizione della dialettica
La Contraddizione non si esercita
Come un nemico invisibile il regno del mercato Intelligente, elettronicamente interattivo,
Fa paura
Ma ancor più paura
Fa il mondo
Declinato nell'inazione
Cieca infiera obbedienza
Degli estraniati uomini nuovi
maldestri chiusi
nella propria isola
Cavalieri striscianti sotterranei
Nei loro albori, mai desti,
di grigiore e noia
Sulle lunghe arterie collegate delle città
Macchiati d'inezia
Li vedi connettersi ai dispositivi
interattivi negli sforzi digitali,
Escludono i nudi riflessi
Dall'orizzonte degli eventi
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