Agguantato lungo la roccia
Nel fondale di voragine ancestrale
Solo un gemito
Alto a profanare
la pace riaccolta
Nell'abisso
Intimo territorio disperso
Negli antri incontaminati della coscienza
Sacrilego ritorno spoglio, oltre l'onda,
Nello scontro alla superficie
La gogna
Sempiterna;
Maschera sfigurata in pieno volto
Regna il delirio della luce falsa
Cloaca Artificiale
Entro un in-ecosistema inequo
Tutt'altro che ospitale
d'immodestia
Esibita
Aggrovigliato entro la maglia
D'una rete metallica
Io dileguo il mio essere
Catturato dall'unico mio anfratto vitale
Immesso nel loro Artificio
Antibiotico
Inesistenzale
Nel mezzo della guerra scatenata
Dal progresso - preistorico
Barbarico - alla vita
Sprofondo nella tela
Rete di ragnatela
Dura
Seta
Filiera
Nera
Riflessi di luce
Nella trama
Spenta
A ricordarci d'un tempo che c'unì
La trappola del ragno se ne sta lì
Immota
Come un santuario
Un monumento intramontano
Eterno
Misterioso declivio
Da risalire
E, tralasciata ogni remora terrestre, riscoprire:
Arcano
Pilastro
Nel tempo trasandato
Eretto a imperitura memoria
"È negli abissi più sconfinati
E nei declivi sospesi, ancora inesplorati,
Ove si nasconde all'occhio terrestre lo spazio blu della luce"